È sempre doloroso lasciare qualcosa di bello. Ogni volta a Venezia lascio un piccolo pezzo di me stessa, soprattutto la Mostra porta via con sé giorni brevissimi dalle ore molto lunghe, quei giorni tutti trascorsi nell’attesa di fotografare. Quando fotografo sono felice, e questa volta, nelle edizioni 2020 e 2021, lo sono stata più che mai.
Perché la Mostra del Cinema nel 2020 è stata il primo evento internazionale dopo il Covid. Era importante semplicemente esserci, documentare, condividere una testimonianza. Un pizzico di magia e di felicità, un talismano in questi tempi complicati. Già in tempi ‘normali’, la Mostra del Cinema è -per giornalisti e fotografi- una specie di lotteria. Non sai mai fino all’ultimo se otterrai l’accredito, quale sarà il tuo posto sulla pedana del red carpet, ed è una specie di valzer rocambolesco fatto di incontri, appuntamenti, prime a cui non mancare correndo qua e là sul vaporetto, mentre uno splendido tramonto ti sorprende all’improvviso.
È bello che in un momento così delicato ci sia stata questa Mostra, il primo evento internazionale dopo il lockdown. Un’occasione per tornare a fotografare, per tornare a vivere. Questa non è la vita di prima, certo, ma il lavoro e la cura per le cose che tutta la grande squadra della Biennale ha posto in questo progetto, mi hanno fatta sentire come a casa. Nonostante la paura, perché l’emergenza sanitaria c’è e continua.
Ma, tutti questi amici mi hanno fatta sentire a casa. Abbiamo potuto guardarci solo negli occhi, e questo è bastato. Purtroppo, mi manca la mia Venezia, che è una città da toccare e annusare, per le sue pietre e il sentore salmastro, per le sue superfici scottate dal sole, per le sue barene spugnose. Tutto questo manca.
A volte, la felicità è questo: mettere a fuoco un piccolo particolare, stringere l’inquadratura, scegliere una parte per il tutto. Vi assicuro che nulla va perso.
Non si dovrebbe mai lasciare Venezia senza avere fatto a lungo e con passione alcune piccole cose. Toccare, ad esempio. Toccare, sfiorare, accarezzare, sentire sotto i polpastrelli la pietra, quella dei ponti o dei muri. Il tocco resta nel cuore e non se ne va più. Diventa una specie d’istinto, lo stesso che ti induce a guardare. A svegliarti all’alba per arrivare in una Piazza San Marco quasi deserta, per scattare le tue foto in compagnia dei fotografi delle agenzie internazionali.
In questi giorni si è aperto il Carnevale, e non puoi andartene senza guardare. Guardare i costumi sontuosi, le stoffe preziose, i buchi delle maschere attraverso cui puoi cogliere uno sguardo che non conosci, ma che è vero, senza artifici. Prima di andartene non puoi non annusare e assaggiare. Annusare questo profumo salso, questa umidità riarsa che si effonde dai marmi e dalle pareti e dai portoni fradici. I miasmi nelle calli, la fragranza del pane appena dorato, il vento della sera che facilita i sogni e i pensieri. E assaggiare, soprattutto il mio piatto preferito, le sarde in saor, che mangio solo qui, affogate in una cascata morbida e lussuriosa di cipolle, uvetta e pinoli. Magari, accompagnate da un vero Spritz, quello preparato col vino bianco fermo. Non si può andare via prima di avere fatto un giro in vaporetto o in barca, anche quando è freddo e l’acqua è una specie di specchio ustorio che fa della luce tutto ciò che vuole, e sedersi a godere il tramonto o restare in piedi in equilibrio precario a guardare la grande fuga dei palazzi sul Canal Grande. Tutto questo e molto altro si infigge nel cuore, si calcifica, diventa come cemento, come i grossi pali di legno su cui questa città è costruita. Questa città, la vita, un’enorme foresta capovolta sull’acqua.
Ringrazio Ilenia Petracalvina ed il Comitato di Redazione della nostra bella rivista telematica, che mi hanno dato l’opportunità di condividere con la community della SIPSI, della DREAMS e dei nostri Lettori, i miei ricordi ed alcuni degli scatti che ho fatto nel 2020 e nel 2021. Per ognuno una breve didascalia ricorderà il nome del personaggio, anche se probabilmente non ce ne sarebbe bisogno…
Tutte le foto sono state scattate dalla Dr.ssa Laura Venezia che ne detiene il copyright e vengono pubblicate per sua gentile concessione
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