La maestra Elisabetta

di Doriana Celestino, Domenico A. Nesci

Approfittando del fatto che dobbiamo “stare a casa” ne approfittiamo per raccontare delle storie vere, che meritano di essere condivise, vicende dei nostri pazienti e della nostra “professione impossibile” come l’ebbe a definire Sigmund Freud.

Elisabetta è una donna di 55 anni, un’insegnate della scuola primaria. Parlando di sé, in un video che ha affidato ad uno di noi col desiderio di poterlo condividere su YouTube e sul Blog della nostra Cooperativa, si presenta proprio come “la maestra Elisabetta” perché si dedica a questo lavoro con molta dedizione e si identifica con esso. Nel suo vissuto, emerso più volte nel corso della nostra psicoterapia online, la scuola primaria si associa spesso ad una funzione materna in quanto contenitore che protegge e nutre, metaforicamente, il bambino/alunno per aiutarlo a crescere e diventare un membro attivo della comunità.

Accade che un anno fa la maestra Elisabetta è costretta a fermarsi. Inizialmente si pensava fosse una banale anemia, tuttavia in seguito ad un ricovero ospedaliero, l’ecografia mostrava qualcosa di più seriotanto che anche l’esecuzione della biopsia era impegnativa poiché la “massa” era posizionata in modo che poteva provocare un’emorragia. “Fortunatamente sono stata presa in cura dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e ancora oggi non so come ringraziare tutto l’ospedale, in particolare il dottor Bianchi ed il dottor Schinzari per avermi presa in cura”. È in questo presidio medico che Elisabetta scopre di avere un tumore, una notizia temuta, anche se si tende a pensare che i grandi mali, quelli brutti, colpiscano sempre e solo gli altri.

La paziente scopre di portare dentro di sé una noeplasia, a cui i medici del Gemelli riescono a dare una identità: “N.E.T.” un acronimo di tre lettere che significa “tumore neuroendocrino” e che, pur riguardando il pancreas, è “possibile curare”… due parole che mantengono viva in Elisabetta la speranza di poter vincere la malattia.

Si avvia l’iter della terapia oncologica e durante una di queste giornate passate in ospedale la maestra Elisabetta viene a sapere dell’esistenza di un “Sostegno Psicologico per i Malati Oncologici” fornito dalla DREAMS ONLUS, una Cooperativa Sociale costituita da un gruppo di psicoterapeuti formati alla Psico-Oncologia nei Corsi di perfezionamento in Psico-Oncologia e nel Master di II livello in Psico-Oncologia (Psicoterapia Online e Psicoterapia Multimediale) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e diplomati presso la Scuola Internazionale di Psicoterapia nel Setting Istituzionale (S.I.P.S.I.).

Si tratta di psicologi e medici che per almeno 4 anni hanno seguito come tirocinanti di questi Corsi i pazienti oncologici del Gemelli e/o i loro familiari, gratis et amore Dei, e che poi hanno finalmente ricevuto un riconoscimento della loro dedizione ai malati di cancro.

“Sebbene all’inizio ci si senta forti ed in grado di affrontare da sole le varie evenienze che la vita ci pone davanti” la maestra Elisabetta ha pensato di non lasciarsi sfuggire questa possibilità di chiedere un aiuto psicologico, rassicurata dal fatto che si trattava di un supporto ben integrato con le cure offerte dal Servizio Sanitario Nazionale.

In seguito al primo contatto telefonico, la paziente è stata subito accolta dal Dottor Domenico Arturo Nesci (Coordinatore dei Corsi in Psico-Oncologia prima citati) che me l’ha affidata in modo che fosse seguita gratis nell’ambito del SSN finché potevo farlo come tirocinante del Master in Psico-Oncologia (Psicoterapia Online e Psicoterapia Multimediale) dell’Università Cattolica e poi, nel momento in cui avevo finito il Master, per un onorario di privato sociale (il minimo stabilito dall’Ordine degli Psicologi) con la DREAMS onlus. “Sono stata seguita da questa équipe in maniera molto particolare” – racconta Elisabetta – perché non essendo di Roma non poteva essere seguita vis-à-vis. Fin dall’inizio, quindi, ad Elisabetta viene proposta la psicoterapia online.

La maestra Elisabetta, per quanto “per nulla tecnologica” ha subito familiarizzato con questo nuovo ed innovativo strumento di supporto psicologico a distanza scoprendo l’enorme sostegno che la psicoterapia online (su Skype, nel suo caso) fornisce. Durante l’iter della terapia oncologica, Elisabetta ha dovuto sottoporsi a chemioterapia e dunque i suoi capelli hanno lasciato il posto a splendidi foulard colorati e ad una parrucca di valore affettivo enorme.

Le sue diminuite difese immunitarie l’hanno costretta ad isolarsi per un anno in casa affrontando tutte le difficoltà legate al cambio della quotidianità. Le sue sedute di psicoterapia online si sono sempre svolte in una delle stanze della sua scuola di musica, che fa parte della sua casa, lasciando intravedere una batteria davanti ad una parete ricoperta da contenitori di uova in polpa di legno, come si usano negli studi di registrazione per evitare echi…  come a voler dire che la musica della vita si compone ogni giorno ed ha bisogno di un contenitore isolante per registrare fedelmente le infinite sfaccettature emozionali che percuotono il nostro essere. Nel dialogo tra psicoterapeuta e supervisore, la psicoterapia a distanza non poteva trovare contenitore più adeguato, rimandando inevitabilmente ad una ricchissima catena associativa (le uova fragili e preziose origini dell’essere, il contenitore protettivo, capace di evitare riverberi sonori per la voce e per la musica, il ritmo della batteria, battito vitale…).

In questo periodo del restare a casa, la maestra Elisabetta ha trovato molto conforto sia nella sua famiglia, che l’ha sempre supportata e le ha dato la forza per andare avanti, sia in noi. Ritorna così, in questa nuova primavera, in cui siamo tutti chiamati a “restare a casa” per vincere l’epidemia di COVID-19, l’idea creativa che la nostra paziente ha già sperimentato con la psicoterapia online; le viene in mente di utilizzare con i suoi bambini/alunni lo stesso strumento che abbiamo utilizzato noi con lei.

Ed ecco che la potenza della psicoterapia online partorisce nella maestra Elisabetta la nascita di video con l’obiettivo di abbattere le distanze fisiche e raggiungere i suoi alunni nelle proprie case con la vicinanza psicologica degli affetti. La maestra Elisabetta indossa il suo grembiule, si arma di lavagna, utilizza i quaderni dei bambini e gli oggetti di uso scolastico, e ponendosi di fronte alla videocamera inventa una “canzone che porti allegria e normalità in questa situazione difficile” accompagnandosi con la chitarra e con uno strumento a fiato e percussioni suonati dalle figlie, anche loro musiciste.

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